CATELLO MASULLO PRESIDENTE HYDROARCH SRL
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1) IL FALLIMENTO DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO ITALIANA
Il sostanziale fallimento della Cooperazione allo sviluppo italiana ha origine, con probabilità, con l’intervento della magistratura su casi di abusi e reati di rilevanza penale connessi con le attività della cooperazione stessa. Probabilmente per il timore di incorrere nel rischio della applicazione dei rigori della legge, dalla fine degli anni ’80, la cooperazione ha sempre maggiormente indirizzato i propri fondi, sempre più esigui, alle organizzazioni internazionali, alle cooperazioni multilaterali, alle ONG (il cui operato è sottoposto a controlli di gran lunga meno severi). Di fatto, dei fondi che vengono affidati alle organizzazioni internazionali (come la Banca Mondiale, Banca Interamericana di Sviluppo, Banca Africana di Sviluppo, ecc.) si stima che arrivino al beneficiario non più del 30/40%, perdendosi il 60/70% nei mostruosi costi di funzionamento di queste strutture. I fondi affidati alle ONG rischiano di diventare una miriade di micro-interventi a pioggia e, in alcuni casi, non soddisfano i beneficiari in quanto spesso la realizzazione materiale viene affidata a personale di grande buona volontà e di encomiabili intenzioni, ma di scarsa professionalità (come nel caso del Ruanda , che, alcuni anni fa ha “espulso” d’un colpo tutte e 18 le ONG che operavano nel paese in quel momento!).
Il risultato della pratica scomparsa della cooperazione bilaterale negli ultimi due decenni ha pesantemente danneggiato gli operatori italiani all’estero in quanto questi ultimi partono svantaggiati nella competizione internazionale rispetto agli operatori di altri paesi . Gli operatori dei paesi nostri concorrenti riescono , infatti, a penetrare nei paesi esteri con relativa facilità grazie alle cooperazioni bilaterali del proprio paese di origine e grazie al supporto, forte e reale, delle proprie rappresentanze diplomatiche. Acquisite le necessarie conoscenze del mercato locale, essi partono con un indubbio vantaggio nelle competizioni con finanziamento delle organizzazioni internazionali, uniche alle quali possono partecipare anche gli italiani.
2) RISORSE IDRICHE, FAME, GUERRE, MANCANZA DI DEMOCRAZIA, TERRORISMO E RISCALDAMENTO GLOBALE
Una delle cause fondamentali della tragedia planetaria dei cosiddetti paesi in via di sviluppo è da ricercare nel tasso di sviluppo della loro popolazione, in genere superiore al 2%/anno, che si traduce nel raddoppio della popolazione stessa ogni 20 anni. Infatti, nonostante i tassi di sviluppo e di incremento del PIL siano per tali paesi, in genere, 4 o 5 volte (a volte anche più) superiori a quelli nostri, e le produzioni agricole abbiano incrementi poderosi, tutte le sfide che vengono lanciate dalle grandi organizzazioni o dalle varie cooperazioni, falliscono puntualmente e clamorosamente. Come la sfida che lanciò la FAO una quindicina di anni fa di dimezzare la fame del mondo entro 15 anni, oppure dimezzare il numero di persone che non hanno accesso all’acqua potabile entro 10 anni. Negli ultimi 15 anni il numero delle persone che rischiano di morire di fame sono ulteriormente aumentate, e così pure quello delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile (oggi si stima siano 1 miliardo, e si stima saranno 3 miliardi entro il 2020!).
Globalmente,il consumo mondiale dell’acqua è circa decuplicato nell’arco di un secolo. Le risorse idriche pro capite negli ultimi trent’anni si sono ridotte del 40 per cento. Si stima che 30.000 persone al giorno muoiano a causa di acqua insalubre. L’acqua impiegata nell’irrigazione costituisce il 70% del consumo mondiale globale e fornisce il 40% del cibo dal solo 17% delle aree coltivate. La vita di 2,4 miliardi di persone dipende dalla agricoltura irrigata che interessa 260 milioni di ha,tre quarti dei quali nei paesi in via di sviluppo. la Cina possiede il 22% della popolazione mondiale ma solo l’8% dell’acqua. Il 40% della popolazione mondiale vive in 250 bacini fluviali le cui acque sono contese tra paesi confinanti e ostili Egitto, Siria, Botswana, Cambogia, Bulgaria, Sudan, Gambia e Congo ricavano il loro fabbisogno per oltre il 75% all’estero dei propri confini. L’acqua è il vero petrolio del terzo millennio e potrà essere la causa scatenante di conflitti tra paesi confinanti e/o che comunque si contendono le stesse risorse idriche. Walter Veltroni, allora Vice-presidente del Consiglio, al ritorno di un lungo viaggio in Africa , pubblicò un libro che fece un discreto successo. Molte le pagine toccanti che hanno descritto mirabilmente la tragedia africana. Tra queste quelle dedicate ad una intera popolazione di oltre mezzo milione di persone, tutte o quasi delle fasce più deboli, bambini, donne ed anziani, che sopravvivono rovistando nella mega-discarica dei rifiuti della capitale dell’Angola, Luanda. Mi piacerebbe far notare al proposito che se l’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale avesse avuto negli ultimi 60 anni lo stesso tasso di crescita della popolazione dell’Angola, avrebbe oggi circa 400 milioni di abitanti! E molti italiani, in tali terribili ed insostenibili condizioni, avrebbero probabilmente dovuto rovistare nei rifiuti per sopravvivere! Un’altra considerazione dovrebbe far riflettere : dei circa 200 conflitti che affliggono il nostro mondo, TUTTI coinvolgono paesi che hanno tassi di sviluppo maggiori del 2% l’anno! Difficile pensare che si tratti di un fatto dovuto al caso! Il sommo Pontefice PIO XII, nel commentare bonariamente i primi timidi tentativi italiani di educazione demografica disse : “amo le famiglie numerose, perché sono la aiuole della vocazione”. Parafrasando e contestualizzando potremmo dire oggi che le “famiglie numerose sono le aiuole del terrorismo”. Come prima della seconda guerra mondiale per una famiglia italiana numerosa, tra gli 8/10 figli era facile ne destinasse uno al sacerdozio è da temere che oggi, in una analoga numerosa famiglia palestinese o di altro paese islamico, si possa trovare un martire da immolare nella guerra santa, che risolleverà definitivamente le sorti finanziarie della famiglia di appartenenza nell’incassare i 25.000 dollari in media messi a disposizione per ogni “kamikaze” dai finanziatori del terrorismo internazionale. Riscaldamento globale: le risultanze degli studi dei climatologi sulle carote tratte dai ghiacci polari hanno potuto mostrare che negli ultimi 10.000 anni di storia della umanità, si è registrato un progressivo riscaldamento globale , man mano che la popolazione mondiale è cresciuta e man mano che è cresciuta la superficie sottratta alle foreste (consumatrici di anidride carbonica) da destinare all’agricoltura e , specie, alle risaie che producono metano (gas serra). Ulteriore dimostrazione è data dal fatto che tale trend di crescita è stato interrotto solo dalle grandi catastrofi, come le grandi pestilenze, che, producendo momentanee significative riduzioni delle popolazioni e conseguenti riduzioni delle terre coltivate o destinate a pascolo, a favore del naturale recupero a favore delle foreste, hanno comportato un momentaneo raffreddamento del globo. La stessa ciclicità delle glaciazioni, con periodo di circa 27.000 anni, pari a quello di variazione della inclinazione dell’asse terrestre, è stata alterata da tale riscaldamento globale degli ultimi 10.000 anni. E la desertificazione di grandi aree dell’Africa e dell’Asia, una volta coperte di vegetazione, deriva dalle stesse cause. Una delle più maligne ed allusive definizioni della cooperazione allo sviluppo è la seguente : “TOGLIERE SOLDI DALLE TESCHE DEI POVERI DEI PAESI RICCHI PER FARLI FINIRE NELLE TASCHE DEI RICCHI DEI PAESI POVERI!”. In effetti, la diffusa mancanza di controllo democratico nei paesi in via di sviluppo, mina alla base la riuscita efficace dei programmi di cooperazione . Ne consegue che per arginare la inarrestabile immigrazione di disperati nel nostro paese, per rimuovere le condizioni di nascita del terrorismo, per ottenere il conseguimento per tutti gli abitanti del pianeta di soddisfare il diritto inalienabile alla vita (cibo e acqua potabile), per la riduzione del riscaldamento globale e del processo di desertificazione, è auspicabile che una nuova, efficace cooperazione allo sviluppo sia indirizzata verso lo sviluppo, nei paesi beneficiari, del processo democratico, verso il controllo del tasso di sviluppo della popolazione, verso il processo di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
3) PROPOSTE OPERATIVE PER UNA NUOVA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO ITALIANA
• Creazione di una Agenzia dotata di autonomia finanziaria e gestionale che rilanci la cooperazione bilaterale ed operi con agilità e tempestività, sul modello di analoghe Agenzie di altri paesi e con le regole di gara della Commissione Europea, in modo da favorire la conoscenza di tali regole agli operatori italiani, e che operi una rotazione negli affidamenti, in modo da favorire l’accesso al mercato internazionale di nuovi operatori nazionali;
• Favorire la formazione professionale dei giovani, con affiancamento obbligatorio a personale esperto, in modo da rendere possibile agli operatori nazionali di disporre di personale italiano per la partecipazione a gare internazionali ove si richiedono esperienze pluriannuali (che non si capisce come potrebbero mai iniziare…..);
• Favorire il trasferimento di know-how con la promozione, per la partecipazione a gare, di associazioni temporanee con società locali, precedentemente selezionate dalle U.T.L. e messe a disposizione di tutti i concorrenti in modo da dare pari opportunità di aggiudicazione;
• Riservare a sole aziende italiane la partecipazione alle gare, in modo da garantire una reale competizione a parità di condizioni (le competizioni con finanziamento delle organizzazioni internazionali vengono aperte sempre maggiormente ad aziende del Paesi in via di sviluppo, con le quali le aziende italiane non potranno mai competere sui costi);
• Concentrare i finanziamenti in pochi significativi interventi concordati con i beneficiari;
• Condizionare gli interventi di cooperazione all’avvio ed al mantenimento di:
a) processi di conseguimento della democrazia;
b) rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo (e della donna);
c) processi di riduzione del tasso di crescita della popolazione.