L’INSOPPORTABILE COMUNICAZIONE POLITICA DEI TG,, di Catello Masullo

L’INSOPPORTABILE COMUNICAZIONE POLITICA DEI TG, DALLE DENUNCIE DI ANTONIO CEDERNA AD OGGI

Catello Masullo

Sto leggendo un libro indispensabile a tutti, “Antonio Cederna – un giro d’orizzonte”, a cura di Andrea Costa e Sauro Turoni (Biblion edizioni, Giugno 2022). In un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 20 e 21 febbraio 1980, dal titolo “La notizia buona è la notizia cattiva. I vizi della stampa”, Cederna, con il suo inimitabile stile di spietato fustigatore, scriveva : “E invece i nostri giornali, come la Cassa per il Mezzogiorno, si occupano solo di cose straordinarie: salvo poi sacrificare pagine e pagine all’inesausto chiacchiericcio politico, alle dichiarazioni di questo o quell’onorevole, e poi all’intervista del medesimo  e poi al commento dell’intervista e poi alle dichiarazioni dell’onorevole avversario e poi all’intervista del medesimo e poi al commento della stessa (per tacere di centenari e cinquantenari e millenarie ricorrenze). È la lutulenta strabocchevole e stucchevole cronaca del Palazzo, secondo un inesauribile copione che si ripete da decenni e che, chissà perché, si continua a credere che appassioni straordinariamente la massa dei lettori, i quali probabilmente si limitano invece a leggere occhielli, titoli, e sottotitoli, in generale sufficienti a capire di che si tratta. Sia dunque lecito avanzare qualche opinione diversa, per quanto scandalosa possa sembrare. In questo, come in altri campi, il compito del giornalismo deve essere, oltre che informativo, formativo e preventivo.”.

Era 42 anni fa. E già non se ne poteva più da decenni. Eppure, ancora oggi si continua sulla stessa strada. Non so voi, ma io trovo sempre più noiosa ed insopportabile la comunicazione politica dei tg televisivi. Con riferimento specifico a quelli della Rai, il format è rigorosamente sempre lo stesso. La voce fuori campo dello speaker o del giornalista che ha redatto il servizio, mentre scorrono immagini di repertorio, riferisce le dichiarazioni dei leader dei principali partiti politici, che sono generalmente (quasi sempre) degli slogan propagandistici. Immediatamente dopo, a seguire, viene proposto il filmato di una dichiarazione di un esponente politico minore dello stesso partito (cui il partito stesso, di tutta evidenza, intende dare visibilità), che ripete gli stessi slogan propagandistici, con minime variazioni nella punteggiatura. Poi si passa ad altro partito, che fa la identica propaganda. Centellinando i secondi dedicati in esatta proporzione alla rappresentanza parlamentare. Così tutti i giorni, più volte al giorno. Con pervicace concentrazione durante i periodi di campagna elettorale come quello che stiamo vivendo, inusualmente d’agosto. Da un servizio pubblico, pagato con il canone tv e quindi con i soldi del contribuente, non sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più?

Il grande Einaudi ci ha lasciato una delle massime più valide: “conoscere per deliberare”. L’elettore, per orientarsi con cognizione di causa, dovrebbe essere messo in condizione di conoscere per poter responsabilmente attribuire il proprio voto a questo o a quel partito politico, esprimere la propria preferenza per questo e quell’esponente politico. Come è mai possibile che ci si formi una corretta opinione ascoltando solo slogan propagandistici e sempre più mirabolanti promesse elettorali (che rischiano di far impallidire al confronto persino quelle del Cetto Laqualunque di “chiù pilu pe’ tutti”)?

Un servizio pubblico (ripeto, e sottolineo: pagato dal contribuente) dovrebbe a mio parere non solo limitarsi a sciorinare la propaganda dei partiti, ma piuttosto, affidare a studiosi di politica (politologi, ma anche bravi giornalisti) di provata indipendenza ed onestà intellettuale, commenti sulle mirabolanti promesse dei leader politici, ricordando agli elettori (di memoria sempre più corta)  quali erano state le promesse fatte nella precedente campagna elettorale e quante ne sono state mantenute. E, soprattutto, ricordando agli elettori come hanno votato in parlamento i partiti politici nel corso dell’ultima legislatura sui provvedimenti più importanti e che maggiormente incidono sulla vita quotidiana dei cittadini, quali, ad esempio: equità fiscale, educazione, lavoro, meritocrazia, concorrenza, investimenti pubblici, sanità, diritti civili, immigrazione, ecc.

La politica è uno scontro tra legittimi interessi, spesso contrastanti. E sarebbe bene capire quali partiti possono meglio tutelare gli interessi dei vari elettori. Sarebbe bene sapere (ricordare), ad esempio, come abbiano votato nella precedente legislazione i partiti. Se ad esempio per la conservazione di privilegi, quali le rendite fondiarie e catastali, le rendite di posizione di consorterie quali i tassisti, i balneari, condoni e sanatorie per chi ha violato leggi e non pagato le imposte, ecc. Oppure se abbiano votato per l’accrescimento dei diritti dei deboli nei confronti dei forti, per provvedimenti di maggiore equità fiscale, a vantaggio della maggioranza dei cittadini e non a tutela di pochi privilegiati che si arricchiscono sempre di più a spese delle classi più deboli. O no?

Il libro su Antonio Cederna, citato in premessa, è in questo davvero illuminante.  Ad esempio su come giunte comunali scellerate dell’immediato dopoguerra ed oltre abbiano scientificamente operato il “sacco di Roma”, con lo sfregio alla città che possiede il maggiore patrimonio storico artistico del mondo, unico ed irriproducibile, grazie ad una politica urbanistica in mano ai “palazzinari” per decenni. Con la beata ignoranza di chi ha loro consentito di governare la città. È sempre (amaramente) vero che “ogni popolo ha il governo che si merita”.