I MOSTRI DI CELLULOIDE

di Catello MASULLO

c.masullo@hydroarchsrl.com 

Sin dagli albori dell’umanità la spiegazione di eventi di cui si ignorava la natura veniva affidata a racconti favolosi o miti. La mitologia egizia, greca e latina sono popolati di mostri, esseri disumani che incutono terrore. Così come le grandi opere della letteratura, sia antiche che più recenti. La letteratura per immagini della settima arte non poteva non  averne tra i protagonisti assoluti.

I capostipite di tutti o quasi i film horror-fantastici che segneranno la storia del cinema sono probabilmente da individuare in : DER GOLEM (Paul Wegener e Henrik Galeeem-1915) , IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI (Robert Wiene-1919), NOSFERATU (Friedrich Wilhelm Murnau-1922), IL MONDO PERDUTO (Harry O. Hoyt-1925), METROPOLIS (Fritz Lang-1926). 

Il Golem, mitica statua di argilla della tradizione ebraica cui dà vita Rabbi Loew nel 16esimo secolo a Praga per difendere il ghetto dalla persecuzione, preconizza la creatura artificiale che si ribella al proprio creatore che ritroveremo nella cinematografia dei mostri e dei robot degli anni successivi, anticipando anche il tema del mostro e della bambina, nonché della bella e la bestia. Il Dott. Caligari fa compiere azioni mostruose ad un sonnambulo di cui controlla la volontà : prodromico del fantastico allucinato cinematografico. 

Nosferatu fu un clamoroso tentativo di plagio del celeberrimo romanzo di Bram Stoker, Dracula, e ha segnato una pietra miliare di un genere che non vedrà mai il tramonto. L’interpretazione di Max Schreck ( a lungo considerato uno pseudonimo, visto che”schreck”in tedesco significa “terrore”) dell’essere ripugnante  (no-sferatu significa non-morto) che si ciba del sangue umano è memorabile. Seguiranno quasi 1000 films, di cui oltre 60 intitolati a DRACULA. Sino al recente affascinante  NOSFERATU.

L’OMBRA DEL VAMPIRO (E. Elias Merhige-2000) che rappresenta la lavorazione del film capostipite con un superbo John Malcovich nei panni di Murnau ed un allucinato Willem Dafoe che interpreta Schreck, vero vampiro che divora ad uno ad uno i componenti della troupe causando le ire del regista. Sublime. 

IL MONDO PERDUTO, è tratto da una novella di Sir Arthur Conan Doyle, che all’epoca ebbe altrettanto successo della fortunata serie di Sherlock Holmes, ed è il capostipite della inesauribile serie di Dinosauri e mostri preistorici. 

L’ineguagliabile METROPOLIS , con le sue futuristiche visionarie scenografie, la sua “robotrix”, è il padre di tutti i film di fantascienza, della robotica e dei mostri alieni che vengono dallo spazio o da altri mondi. I temi di base si ritrovano, in assoluto ed in combinazioni varie, in tutte le opere successive. In numero pressoché infinito. Tra quelle più memorabili le citazioni che seguono. 

DRACULA (Tod Browning-1931) con l’interprete icona, Bela Lugosi, la cui eleganza sarà avvicinata solo dal Christopher Lee della versione del 1958 firmata da Terence Fischer, e che continuerà ad impersonarlo per ben 14 volte. 

FRANKENSTEIN (James Whale-1931) doveva essere interpretato dal divo Bela Lugosi, che rifiutò la parte, per poi pentirsene, e fissò per sempre nella storia la memorabile interpretazione dell’allora sconosciuto Boris Karloff.  Creato dalla fantasia della diciottenne Mary Shelley (la leggenda narra sia stato partorito durante una notte di un raduno gotico-letterario del 1816 sul lago di Ginevra cui partecipò anche Byron), pubblicato nel 1818, contava all’epoca del muto già 3 adattamenti cinematografici, di cui uno italiano, IL MOSTRO FRANKESTEIN (Eugenio testa-1920).

La fortunata serie interpretata da Karloff, che ebbe il suo culmine artistico nel secondo film , del 1935, LA SPOSA DI FRANKESTEIN, è memorabile anche per la creatività del mitico truccatore della Universal, Jack Pierce, che impiegava ogni giorno circa 4 ore per applicarlo, cominciando alle 4 del mattino, e due ore e mezza per rimuoverlo.

Tra gli epigoni la eccellente interpretazione di De Niro  in MARY SHELLY’S FRANKESTEIN (Kenneth Branagh-1994). Un altro grande successo del binomio Boris Karloff  – Jack Pierce,  che escogita per l’occasione un trucco da oscar , composto da 150 metri di bendaggi, collodio, cotone, collante, creta e cerone grigio verde, che impiega ogni giorno 7 ore ad applicare, è LA MUMMIA (Karl Freund-1932), diretto dall’ex direttore della fotografia di GOLEM (1920), L’ULTIMO UOMO (1924) e METROPOLIS(1926). 

Il capostipite riconosciuto della sterminata serie dei licantropi, pur avendo avuto un precedente in WAREWOLF OF LONDON (IL SEGRETO DEL TIBET) (Stuart Walzer-1935), è L’UOMO LUPO (Gorge Waggner-1941). 

DR. JEKYLL & MR. HYDE (John Stuart Robertson – 1920) vanta una strepitosa interpretazione di John Barrymore, che materializza la metamorfosi con il solo linguaggio del corpo e di una prodigiosa mimica facciale. Il primo grande remake dell’epoca del sonoro è diretto da Rouben Mamoulian nel 1932, con la memorabile interpretazione di Fredric March, oscar come miglior attore, ed è un vero capolavoro. Eccezionale la scena della trasformazione ottenuta dal direttore della fotografia Karl Struss con la tecnica messa a punto per la guarigione dei lebbrosi in BEN HUR (1925) con il cerone rosso che non  impressionava la pellicola pancromatica se ripreso attraverso un filtro rosso. A torto è stato messo in ombra nella memoria collettiva dal remake successivo diretto nel 1941 da Victor Fleming, con un cast stellare : Spencer Tracy, Lana Turner, Ingrid Bergman.  

Sul tema degli uomini mutanti una menzione meritano ISLAND OF LOST SOULS (Erle C. Kenton-1933) , tratto dal celebre romanzo di Herbert Gorge Wells, L’isola del Dott. Moreau, interpretato da Charles Laughton e Bela Lugosi, IL FANTASMA DELL’OPERA (Rupert Julian-1925) con Lon Chaney Sr., LA BELLA E LA BESTIA (Jean Cocteau-1946) con Jean Marais, NEL TEMPIO DEGLI UOMINI TALPA (Virgil Vogel-1956), THE ALLIGATOR PEOPLE (1959), THE WASP WOMEN (1960), THE LEECH WOMEN (1960), CULT OF THE COBRA (1955), FROM HELL IT CAME (1957), con “uomini albero”. Vera pietra miliare del cinema dei mostri , prodotto e diretto, nel 1933, da Merian Coldman e Ernest Beaumont Schoedsack, il mitico KING KONG.

Assolutamente sorprendente che il protagonista assoluto, il gorillone che appare enorme sia nel suo ambiente naturale , la mitica isola del teschio, e, ancora di più, tra i grattacieli di New York, sia stato filmato, con la tecnica dello stop-motion,  mediante un modellino snodato della altezza di soli 40 centimentri, creato dal talento di Willis O’Brien, già distintosi per la creazione dei dinosauri de IL MONDO PERDUTO, che avevano stupito il mondo nel lontano 1925. O’Brien completò la sua trilogia con IL FIGLIO DI KING KONG del 1934 e con MIGHTY JOE YOUNG (IL RE DELL’AFRICA) DEL 1949, che gli valse l’unico oscar di una luminosa e visionaria carriera.

Tale ultimo film segnò l’esordio alla animazione del suo allievo ed erede Ray Harryhausen , oscar alla carriera nel 1992, autore e/o ispiratore dei più importanti effetti speciali della storia del cinema: IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO (1953), IL MOSTRO DEI MARI (1955), LA VENDETTA DI GWANGI (1969), SCONTRO DI TITANI (1981). Sorvolando sulle numerosissime emulazioni e sull’imbarazzante remake del 1976 prodotto da De Laurentiis e diretto da John Guillermin, degnissimo erede è la fedele riproposizione di KING KONG  di Peter Jackson.

Colossal neo-zelandese che sancisce l’assoluto primato mondiale della factory dell’autore de IL SIGNORE DEGLI ANELLI, la Weta, negli effetti speciali digitali. Un capolavoro moderno.  Una affascinante eleganza ha un mostro preistorico, metà uomo, metà pesce, che viene scoperto dopo milioni di anni in un  affluente del Rio della Amazzoni, in IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA (Jack Arnold-1954). Primo di una trilogia che sarà completata da la VENDETTA DEL MOSTRO  e da IL TERRORE SUL MONDO (1956). Epigono dei dinosauri preistorici e dei draghi della mitologia nordica, ma con l’aggiunta di una micidiale radioattività, diretta derivazione degli incubi ancora recenti dell’olocausto di Hiroshima e Nagasaki, nel 1954 nasce la leggenda di GODZILLA, con gli effetti speciali di Eiji Tsuburaya e la regia di Ishiro Honda (miglior amico di Akira Kurosawa). Preceduto, in effetti, nel 1953 da IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO, animato dal grande Ray Harryhausen, Godzilla, per quanto goffo, con il pupazzone di quasi cento chili che quasi schianta il figurante Haruo Nakajima che ci arranca dentro, resta nell’immaginario collettivo come vera icona del mostro-sauro in celluloide. 

Progenitore del filone dei mostruosi insetti giganti è ASSALTO ALLA TERRA (Gordon Douglas-1954), cui seguirono, in rapidissima successione,  TARANTOLA (1955), IL MOSTRO CHE SFIDO’ IL MONDO (1957), LA MANTIDE OMICIDA (1957), LO SCORPIONE NERO((1957). 

Il dopo guerra portò a focalizzare le ubbie collettive sulle possibili provenienze aliene. Antesignano LA COSA DA UN ALTRO MONDO del 1951, ufficialmente diretto da Christian Nyby, ma da attribuire al genio di Howard Hawks, che lo ha prodotto. L’essere vegetale che si nutre di sangue umano in una claustrofobia base scientifica del Polo Nord, resterà per sempre memorabile. Dello stesso anno è ULTIMATUM ALLA TERRA , di Robert Wise, con l’ambasciatore dall’altro mondo Klaatu ed il fenomenale robot Gort che gli fa da guardia del corpo. Immagine prototipa dell’alieno con piccolo corpo e testa enorme è il celebre Bug Eyed Monster di CITTADINO DELLO SPAZIO (1954).

Il vampiro marziano de IL MOSTRO DELL’ASTRONAVE del 1958, dona lo spunto per uno dei più terrificanti mostri del cinema moderno ALIEN (Ridley Scott-1979) con la creatura capolavoro di Carlo Rambaldi. Un rettile venusiano, Imir, viene riportato sulla terra (in Italia) dai superstiti di una spedizione anche in A 30 MILIONI DI KM DALLA TERRA, del 1957 , con animazione d’autore di Ray Harryhausen. 

E c’è da scommettere un sicuro futuro per i mostri nel mondo della celluloide, perché, per dirla con Boris Karloff : “il fascino del film dell’orrore dipende dal fatto che la maggior parte della gente pensa sempre, più o meno inconsciamente , che “c’è qualcosa” dietro la porta!”.