GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI (A GUIDE TO RECOGNIZING YOUR SAINTS)

                                                                  SCHEDA VALUTAZIONE FILM

                                                                   a cura di: Catello MASULLO

 TITOLO : GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI (A GUIDE TO RECOGNIZING YOUR SAINTS)

REGISTA : DITO MONTIEL

INTERPRETI PRINCIPALI : ROBERT DOWNEY JR, DIANNE WEST, CHAZZ PALMINTERI, ROSARIO DAWSON, SHIA LABEOUF

ORIGINE : USA

DISTRIBUZIONE : MIKADO

DURATA: 98’SOGGETTO : DRAMMATICO         

Quartiere Astoria, Queens, New York, estate del 1986 : l’adolescente Dito Montiel (LaBeouf) vive con la madre (West) ed il padre (Palminteri). Fa gruppo compatto con una serie di amici inseparabili, con i quali cerca di sopravvivere al degrado urbano, alla povertà, alle insidie di incontri pluri-quotidiani con teppistelli e gangs di quartiere. Una vita senza prospettive, e senza speranze. Quando due degli amici per la pelle periscono tragicamente a distanza di pochi giorni, uno per una sfida stupida ma rivelatrice, uno trucidato per vendetta da una gang rivale, il giovane Montiel si decide ad andar via, abbandonando tutto e tutti, per raggiungere la agognata California. Diventato adulto (Downey jr), ha scritto una autobiografia di successo. Viene chiamato dalla madre perché il padre sta molto male. Tornato nel quartiere natio, ritrova il muro di incomunicabilità con il padre, che non gli ha mai perdonato di aver abbandonato il tetto familiare senza più dare notizie di sé. Ma ritrova anche i vecchi amici e la ex-ragazza (Dawson), ovviamente molto cambiati… 

Ex-musicista, scrittore, poi sceneggiatore e infine regista esordiente di questo film che racconta la sua vera vita, Dito Montiel, dapprima riluttante, si è lasciato convincere a dirigere il film dall’attore protagonista, Robert Downey Jr e da Sting e consorte, che hanno prodotto il film stesso. Premiato al Sundance Festival, ha vinto anche la Settimana della Critica al festival di Venezia del 2006. Film dal linguaggio originale. Che fa parlare i personaggi più con la mimica del corpo che con l’eloquio. Montaggio suggestivo, che alterna i piani temporali quasi senza soluzione di continuità, quasi fondendoli in una unica, tragica, realtà. L’angoscia è palpabile e palpitante. Struggente il rapporto padre/figlio. Il film stenta a decollare nella prima parte, che , pur promettendo tutte le qualità ed originalità espressive dell’opera nella sua interezza, risulta troppo lenta per catturare la attenzione costante dello spettatore (se durante la visione  un film si è indotti a guardare l’orologio, vuol dire che quella parte di film non funziona!). Gli attori sono splendidi. E non soltanto i divi. La fotografia, sgranata e pastosa, che denuncia programmaticamente e volontariamente il progetto di film low-cost, è curata da Eric Gautier (“Cuori”, “I diari della motocicletta”, ecc.). Montaggio, virtuoso, dell’esordiente Jake Pushinsky e del più esperto Christopher Tellefsen (“Capote”, “La macchia umana”, “Terapia e pallottole”, ecc.). Scenografie finemente squallide a cura di Jody Asnes, recentemente distintosi per il fantasmagorico lavoro svolto in “Shortbus”. Costumi correttamente datati ( e con un incredibile varietà di canottiere…) di Sandra Hernandez (“La 25esima ora”, “Save the last dance”, ecc.). Musiche originali dell’esperto Jonathan Elias, con tanta tv alle spalle, a sei mani con gli esordienti Jimmy Haun e David Wittman. 

FRASI DAL CINEMA : “Se tu attaccassi tuo padre alla macchina della verità e gli chiedessi se è stato il miglior padre del mondo, lui passerebbe l’esame come aria. Perché lui ti amava!” (Dianne West a Robert Downey Jr.) “Alla fine ho lasciato tutto e tutti, ma nessuno mi ha mai lasciato!”. (Robert Downey Jr.). 

VALUTAZIONE SINTETICA: Due stelle ed un quarto. 

VALUTAZIONE:                             

DA NON PERDERE  ****                           

INTERESSANTE  ***              X                           

DISCRETO **                          X                           

DA EVITARE  *